Antro


Le località




Antro

Il sistema fortificato di San Giovanni d'Antro faceva parte della linea di difesa della Decima Regio, Venetia et Histria.
Il Leicht ci dice che ad Antro c'erano tre castelli:
· quello prossimo alla caverna, con le cui rovine furono edificate le case del borgo di San Giovanni (l'attuale Antro);
· quello denominato Ahrensperg, prope Antrum, che si erge sull'altura sopra Biacis;
· quello nominato nei documenti dell'Abate Bianchi, esistente nel 1274 e distrutto nel 1295.
Dal complesso di mura esistenti si può capire che la costruzione si elevava di tre piani fino a giungere all'altezza dell'attuale piano di calpestio della chiesa ipogea.

1 Scalinata d'accesso al complesso Ipogeo
2 Antico accesso al castello
3 Ingresso al complesso
4 Cappella di S. Giovanni Battista ed Evangelista
5 Antica cappella della Beata Vergine
6 Ingresso attuale alla chiesa ed alla grotta
7 Forno medievale
8 Scarico delle acque della grotta

Sul muro addossato alla parete rocciosa si scorgono i fori allineati delle travi che sostenevano la pavimentazione delle stanze. L'entrata al castello doveva avvenire attraverso una scala retrattile in legno, che collegava la scalinata in pietra all'ingresso. Questo lo si deduce dal fatto che gli odierni gradini incontrano, la soglia di una porta.

Nel fortilizio esiste tuttora un forno che ci dà indicazione del fatto che il luogo fosse abitato stabilmente.
A questo luogo strategico si può attribuire solo una funzione di carattere militare o di rifugio per gli abitanti dei paesi vicini durante le invasioni che si sono succedute nei secoli su questo territorio.

La leggenda della Regina

Antro era l'ultimo riparo dalle invasioni. Questo si deduce anche dalla leggenda tramandata della regina assediata nella grotta, identificata, da diversi autori, a volte di stirpe slava (Vida) o Longobarda (Teodolinda) contrapposta ad Attila re degli Ungari. Questa regina, gettando dalla rupe sugli assalitori un sacco di grano (l'ultimo) disse: abbiamo tanti sacchi di grano quanti sono i chicchi di questo. L'intento era quello di far credere al nemico la presenza di un notevole quantitativo di provviste, tali da impedire la conquista del castello per fame.
Lo stratagemma funzionò, i nemici levarono l'assedio e gli assediati poterono abbandonare la grotta e ritornare ai paesi.

La chiesa

Nella prima parte della grotta sono state ricavate una chiesa ipogea ed una cappella laterale.
Quest'ultima ci è giunta con l'impostazione gotica dell' ultima radicale ristrutturazione del 1477.
Il pavimento in lastre di pietra dell'attuale chiesa è sostenuto da un criptoportico in pietra, straordinaria costruzione che ha permesso l'uso dell'antro evitando le piene del fiume sotterraneo.
L'aula, formata lateralmente dalle pareti di roccia, ha una lunghezza di sedici metri ed una larghezza di dieci.
Sulle pareti è riportato un fiore a sei petali inscritto in un cerchio. Questo simbolo, assieme ad una croce a braccia uguali e ad un volto di Cristo è l'unica presenza affrescata nella chiesa.
L'attuale altare ligneo risale al XVII secolo.

La lapide

Nella cappella laterale sul muro meridionale, è sistemata una lastra tombale cheindica il nome del sepolto, l'intitolazione della chiesa e altri riferimenti utili. all' individuazione della collocazione primitiva.
In precedenza, la lapide faceva da davanzale ad una finestra ad arco
Probabilmente anche questa non era la sede originaria in quanto le parole riportate nell'epigrafe : ...TUMULATUS ...AD FUNDAMENTA... fanno pensare o al pavimento della chiesa o alle fondamenta del muro antico della cappella che poggiano sulla roccia, un piano sotto l'attuale pavimento, all'ingresso del complesso.
Un altro indizio di questa collocazione lo evinciamo dalla parte dell'epigrafe in cui si citano uomini ASCENDENTES ET DESCENDENTES...a cui il sepolto chiede di pregare per le sue colpe: ciò conferma la frequentazione della chiesa e la sistemazione della pietra tombale in un luogo attraversato da chi vi entrava.
L'incisione IACEO INDIGNUS HIC TUMULATUS EGO FELIX... (Io Felice sono indegnamente sepolto...) ci porta ad identificare questo personaggio con il diacono Felice menzionato in una donazione di re Berengario del 888. Con questo documento il re concede al religioso la chiesa di San Giovanni nella grotta e la parte dell'attuale valle del Natisone (dal ponte S.Quirino a Stupizza).
L'iscrizione della lapide indica anche l' intitolazione della chiesa ECCLAE IOHIS BAPTISTAE AC EVANGELlSTE, riportandoci ad una fondazione della stessa per mano dei Longobardi.
Il luogo doveva avere anche per i longobardi funzione strategica visto che, ricalcando la linea di difesa romana, era avamposto di Forum Julii (Cividale).

La cappella

I simboli terreni sono i personaggi che sostengono i costoni sagomati del soffitto:a La cappella laterale è costituita da un vano unico di m. 6,48 x m. 3,60 con abside poligonale ai lati di m. 1,54.

Si entra attraversando un ampio arco gotico a sesto acuto, salendo un gradino che rialza la soglia del pavimento in mattoni.
L'arco è costruito in blocchi di calcare grigio, sagomato a facce ottagonali e interrotto da un capitello a mensola.
Un altro gradino separa l'auletta dal presbiterio dove vi è un altare con mensa in pietra. E' illuminata da due uniche monofore gotiche, che si aprono a circa due metri d'altezza, rispettivamente a sud-est quella del presbiterio e a sud quella dell'aula.

Sul soffitto della cappella troviamo diversi simboli:

· la terra (il quotidiano);
· la volta celeste identificata dalle figure celesti
· la Madonna incoronata con il bambino e un "Cristo Maestro" con il Vangelo;§
· il sole contrapposto alla luna e alle stelle.

· un oste con brocca e bicchiere in rilievo sulla spalla;
· due profeti dalla lunga barba e cartiglio a fascia;
· un pellegrino con il bastone;

· una figura femminile con le mani appoggiate alle ginocchia (stato di riposo) che, con tutta probabilità rappresenta il giorno di festa;
· un suonatore di cornamusa;

· un suonatore di "gusla"(violino popolare);
· una figura con mani giunte in preghiera.

Questi personaggi sono tutti ritratti inginocchiati in segno di devozione. Tutta la decorazione lapidea doveva essere dipinta, ma oggi si scorgono solo blande tracce di colore. 

Dell'antica decorazione medievale ci rimangono più strati di dipinti a fresco:

· il primo e più antico strato, con segno in terra rossa, rappresenta palme che fuoriescono da vasi con a lato una scritta in lingua greca e cinque soli a raggi uncinati (ruote di fuoco) si sviluppano lungo tutte le pareti con un andamento ad onde;

· lo strato superiore è formato da un lacerto di affresco su cui si può intravedere la testa dai lunghi capelli di San Giovanni Battista forse del XIII secolo, delle croci di consacrazione inscritte in un cerchio e, nella parete sud in alto, un piccolo lacerto (forse una crocifissione). Da queste decorazioni intuiamo che queste parti di muro non sono state oggetto dei lavori eseguiti nel 1477.

 

maggiori info su: GROTTA DI SAN GIOVANI D'ANTRO
www.grottadantro.it